Dati statistici dell’obesità

Nel corso del libro abbiamo visto da cosa è composto e come funziona il nostro corpo, come va allenato e i benefici che gli allenamenti sono in grado di apportare ad esso. A questo punto mi focalizzerò sul problema dell’obesità, in che consiste e quali problemi porta con se, non solo a livello estetico, ma soprattutto in termini salutistici e quindi l’importanza di effettuare un programma di allenamento personalizzato e mirato.

L’obesità è una patologia cronica multifattoriale dovuta all’interazione di fattori alimentari, metabolici, genetici, ambientali e fisiologici. È un problema sanitario e sociale molto diffuso ai giorni nostri ed è uno dei maggiori problemi della sanità pubblica. Secondo le statistiche del Settimo rapporto dell’Istituto Auxologico di Milano sull’obesità, l’Italia è il primo paese in Europa per obesità infantile, con oltre il 30% di bambini tra i 7 e gli 11 anni in sovrappeso. Si stima che in Italia oltre 4 milioni di soggetti adulti o bambini siano obesi.

Nel 2001 il 21% degli adulti americani (oltre 44 milioni) erano obesi il calcolo è stato effettuato calcolando l’indice di massa corporea –BMI, body mass index- ). il Body mass Index (BMI) è un semplice metodo che consente di stimare in modo molto approssimativo la percentuale di massa grassa e consiste nell’applicare la formula: kg /m2. Un soggetto è definito “sottopeso” se il risultato della formula è minore di 18,5. Da 18,5 a 24,9 il soggetto è definito “normopeso”; da 25 a 29,9 è definito in “sovrappeso”. Quando il BMI di un soggetto corrisponde a valori superiori a 29,9 il soggetto è definito obeso e vengono classificate tre tipologie di obesità a seconda della gravità e del risultato del BMI: obeso di primo grado: 30-34,9, obeso di secondo grado: 35-39,9, obeso di terzo grado: >40 kg/m2.

In Europa, secondo l’International Obesity Taskforce del 2003, la prevalenza di obesi negli adulti varia tra il 10 e il 30% e negli adolescenti fra i 13 e i 15 anni varia tra il 5 e il 20%. La più alta prevalenza si è vista nel Sud-Est Europa. In Italia ci sono 16 milioni di adulti in sovrappeso e 4 milioni di obesi per un totale di spese mediche di circa 228 miliardi di euro l’anno (ricoveri ospedalieri , visite, farmaci, ecc.).

Vi sono due tipi di obesità:

1- Obesità androide: il grasso è più diffuso al tronco, a livello addominale e al collo (detta anche obesità maschile perché tipica di soggetti obesi maschili).

2- Obesità ginoide: con adipe distribuito soprattutto su fianchi e cosce (detta anche obesità femminile perché tipica delle donne).
L’obesità è la principale causa di morte prevenibile in tutto il mondo e poiché in crescente aumento, sia negli adulti che nei bambini, è considerata uno dei più gravi problemi di salute pubblica del 21º secolo.

Gli antichi Greci furono i primi a riconoscere l’obesità come un disturbo medico. Ippocrate scrisse che la “corpulenza non è solo una malattia in sé, ma il presagio di altre”.

Il chirurgo indiano Sushruta, collegò l’obesità alle malattie cardiache e al diabete; egli raccomandava il lavoro fisico per curare i suoi effetti collaterali.

Nel 1997 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto ufficialmente l’obesità come un’epidemia globale.

Nel 2005 l’OMS stimò che nel mondo almeno 400 milioni di adulti (9,8%) sono obesi, con tassi più alti tra le donne rispetto agli uomini.

Il problema dell’obesità è legato ad un errato stile alimentare, collegato spesso a uno stile di vita sedentario, causato dal fatto che nel mondo vi è stata una grande diminuzione del lavoro fisicamente impegnativo e attualmente almeno il 60% della popolazione mondiale compie attività motorie insufficienti.

L’obesità aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, tra cui l’ipertensione, il diabete di tipo 2, la sindrome da apnea notturna e alcuni tipi di tumore e può inoltre peggiorare altre condizioni croniche come artrosi, calcoli biliari, dislipidemia, patologie osteo-articolari, riduzione della capacità polmonare e problemi muscolo-scheletrici. Possono crearsi danni ai vasi sanguigni in quanto in un soggetto obeso è presente il rischio di formazione di placche di colesterolo nella parete delle arterie (aterosclerosi), che riducono il lume dei vasi sanguigni con il conseguente aumento di pressione dovuto ad una maggiore resistenza al flusso del sangue, che può causare ad esempio l’insorgenza di ischemie tra cui la cardiopatia ischemica: l’infarto miocardico.

L’obesità è dunque il risultato di uno squilibrio (bilancio energetico positivo) tra assunzione di energia (attraverso gli alimenti) e spesa energetica. I maggiori fattori che determinano la spesa di energia sono la composizione corporea (maggiore è la massa magra e la superficie corporea, maggiore sarà l’energia in uscita), l’efficienza metabolica (persone con metabolismo più veloce spenderanno più energia nel corso della giornata) e l’attività fisica.

Un soggetto si definisce obeso quando la sua percentuale di massa grassa è nettamente superiore ai valori standard (10-18% per gli uomini e 16-24% per le donne).

Possiamo definire l’obesità come “una condizione medica in cui si è accumulato del grasso corporeo in eccesso nella misura in cui esso può portare ad un effetto negativo sulla salute”.

I rischi gravi legati all’obesità sono attribuibili sia agli effetti di un aumento della massa grassa (l’osteoartrosi, l’apnea ostruttiva del sonno, ecc.) sia a quelli dovuti all’aumento del numero delle cellule adipose (diabete, cancro, malattie cardiovascolari). Infine è di estrema importanza sottolineare che l’obesità fa parte della cosiddetta sindrome metabolica che è un insieme di patologie concatenate fra loro: Diabete (iperglicemia: glicemia a digiuno >126mg/dl), Ipertensione (>140mmHg di pressione sistolica e >90mmHg di pressione diastolica) e Ipercolesterolemia/obesità (trigliceridemia: >150mg/dl, Colesterolo HDL <40 mg/dl nei maschi e <50mg/dl nelle donne.